Il Rugby con i suoi valori di SPORTIVITA’, SOSTEGNO e RISPETTO promuove l’integrazione attraverso iniziative che contribuiscono alla partecipazione attiva e alla coesione sociale. Il “Progetto Migranti” ha lo scopo di promuovere l’integrazione di coloro che sono stati costretti a fuggire dai propri paesi colpiti da Crisi Umanitarie, spesso vittime di abusi e persecuzioni. I richiedenti asilo parlano lingue differenti, hanno perso tutto e sono spesso completamente soli. Grazie al Rugby essi entrano a far parte della stessa squadra, diventano un gruppo e imparano a comunicare tra di loro.
Attraverso apposite modifiche normative, l’Organo di governo della Federazione è intervenuto sulle regole di partecipazione alle attività federali, rimuovendo quelle limitazioni che non avrebbero permesso loro di partecipare a pieno titolo ai Campionati Federali ufficiali o all’attività Amatoriale.
Tra i punti salienti della Normativa, il superamento delle limitazioni imposte alle società regolari in tema di schieramento di extracomunitari, dell’obbligatorietà per i campionati giovanili e l’esonero della tassa di tesseramento.
Le squadre che partecipano al progetto, tra le quali la squadra delle Tre Rose Rugby composta quasi interamente da richiedenti asilo e che ha dato inizio al progetto, possono giocare a pieno titolo nei Campionati ufficiali, dando vita per tutte le società partecipanti ad un’esperienza virtuosa di scambio di storie e culture, realizzando pienamente un vero processo di integrazione.
L’invito da parte del Consiglio d’Europa e della Fondazione Venezia per la Ricerca sulla Pace per la gestione esemplare del caso che ha coinvolto il pilone Azzurro
Il Rugby con i suoi valori di sportività, sostegno e rispetto promuove l’integrazione sociale.
Il Progetto Migranti ha lo scopo di promuovere, attraverso il Rugby, l’integrazione di coloro che sono stati costretti a fuggire dal proprio paese, dopo aver perso i propri familiari ed essere stati vittima di abusi e persecuzioni. La FIR attraverso deroghe alle regole Federali, che normalmente limitano la presenza di giocatori stranieri nelle squadre, assegna a tutti i richiedenti asilo la formazione Italiana permettendo, quindi, l’esistenza ufficiale di squadre composte soltanto da richiedenti asilo o squadre miste, ovvero formate da richiedenti asilo e atleti italiani. I richiedenti asilo parlano lingue differenti, hanno perso tutto e sono spesso completamente soli. Grazie al Rugby essi entrano a far parte della stessa squadra, diventano un gruppo e imparano a comunicare tra di loro. Il Rugby offre loro speranza e li aiuta a sentirsi parte della comunità. Infatti, il progetto ha anche l’obiettivo di abbattere i pregiudizi contro i richiedenti asilo. La conoscenza dell’altro abbatte la paura. La popolazione locale, allarmata dall’arrivo dei migranti impara a conoscerli attraverso il Rugby.
Grazie alle deroghe concesse dalla FIR, le squadre che partecipano al progetto possono giocare il Campionato di serie C2, avendo così l’opportunità di allenarsi per un obiettivo concreto. Il campionato offre alle altre squadre partecipanti l’opportunità di venire a contatto con i migranti, con le loro storie e la loro cultura. Se non conosci il Rugby, pensi che se hai la palla tra le mani puoi fare punto da solo, ma nel momento in cui capisci che puoi andare a meta soltanto con il sostegno degli altri, allora l’integrazione arriva automaticamente.
Roma - De “Le Tre Rose”, la squadra di Casale Monferrato in provincia di Alessandria formata in larga parte da richiedenti asilo nel nostro Paese, la comunità del rugby italiano conosce numerosi aspetti.
E’ stato il Club guidato da Paolo Pensa, nelle passate stagioni, a creare le condizioni per la nascita del Progetto Migranti, una delle numerose iniziative di CSR supportate attivamente dalla Federazione Italiana Rugby, ispirando la nascita di altre realtà analoghe sino ad indurre l’organo di governo del rugby italiano a modifiche regolamentari per la partecipazione a pieno titolo all’attività nazionale.
Come tutte le Società d’Italia, anche Le Tre Rose sono state costrette a interrompere l’attività sportiva durante il lockdown per coronavirus, ma questo non ha impedito a molti degli atleti tesserati per il Club piemontese - seguendo l’ispirazione del flanker azzurro Maxime Mbandà, divenuto negli anni amico e ambasciatore del Club - di attivarsi al servizio della comunità del Monferrato. Con la collaborazione della Società, sono molti i tesserati de Le Tre Rose impegnati nel servizio civile o in altre attività di supporto al territorio ad essere scesi in campo durante la pandemia da Covid-19: Mohamed Jobe e Abdoul Gafarou sono due degli atleti de Le Tre Rose che ci hanno voluto raccontare, insieme a Paolo Pensa, come il rugby ha cambiato la propria vita e come li abbia aiutati nella scelta di impegnarsi come volontari.
Li abbiamo intervistati per la nostra rubrica “Mondo ovale responsabile” che, in questi due mesi, ci ha raccontato alcune iniziative di responsabilità sociale dei nostri Club e dei nostri tesserati.
“Le Tre Rose Rugby ringraziano Samanta Duca e DUCA’S per il supporto alla propria attività”
IN MEMORIA DI MONDONICO, PER I TECNICI IMPEGNATI NEL SOCIALE Anche quest’anno un allenatore di rugby ha vinto il premio dedicato ad Emiliano Mondonico, giunto alla sua seconda edizione, per tecnici impegnati nel sociale, promossa nell’ambito dell’Accordo di Programma per la promozione delle politiche di integrazione attraverso lo sport tra il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ed il Coni, realizzato da Sport e Salute. Giuseppantonio De Rosa, vincitore del premio nel 2018 per la sua attività di rugby nel carcere di Pesaro, ha passato lo scettro a Raffaele Contemi, tecnico e co-fondatore delle “Tre Rose Rugby”, squadra formata da richiedenti asilo che partecipa al campionato di serie C2 in Piemonte.
Il Premio si ispira alla figura di Emiliano Mondonico, capace di farsi interprete e portavoce, con il suo operato, della dimensione sociale dello sport e punta a valorizzare la figura di quei tecnici sportivi fortemente impegnati sui temi sociali e attenti al ruolo dello sport quale strumento di inclusione e integrazione.
Nel corso della seconda edizione sono stati raccolti 49 profili di tecnici, rappresentativi di tutto il territorio nazionale. Attraverso la Commissione giudicante, composta da rappresentanti del CONI, di Sport e Salute e del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, è stato fatto un accurato lavoro di valutazione dal quale sono stati selezionati 10 profili in linea con gli obiettivi del premio. I vincitori selezionati sono stati premiati in occasione del Seminario Sport e Integrazione, realizzato il 2 dicembre all’Università di Tor Vergata a Roma, durante il quale sono stati presentati ai laureandi dei Corsi di Laurea in Scienze Motorie e di Scienze e Tecniche dello Sport.
Raffaele Contemi e gli altri 9 vincitori sono stati premiati da Orazio Arancio, ex rugbista, attuale Presidente della Commissione Tecnici del CONI e Presidente della FIR Sicilia.